Cosa vuol dire essere “Jean-Paul Gaultier”

Cosa vuol dire essere “Jean-Paul Gaultier”

Jean-Paul Gaultier nasce ad Arcueil il 24 aprile 1952, nei primi anni tenta di affermarsi inviando i suoi bozzetti a vari stilisti già illustri, finché non viene notato da Pierre Cardin, che lo assume come assistente nel 1970. Undici anni dopo Jean-Paul Gaultier si fa strada con la sua prima collezione, con cui si guadagna il nome di enfant terrible. Questo perché il suo stile è irriverente, insolito e anticonvenzionale: si ispira allo streetwear e fa sfilare modelle anziane, in sovrappeso o piene di piercing e tatuaggi.

Nonostante la resistenza iniziale, l’ironia di Jean Paul Gaultier, la scorrettezza politica, la volontà di elevare il banale e il quotidiano a moda alta, l’amore per l’assurdo, i lustrini dello showbiz, il corsetto, – quello a forma di cono di Madonna per il Blonde Ambition Tour 1990 è suo – l’artificio, ne hanno fatto infine una star dell’industria della moda francese. Ha coltivato senza sosta l’immagine del cattivo ragazzo e rotto confini che oggi in tanti fingono di rompere: la Haute Couture maschile, la confusione dei confini di genere, l’androginia, il gusto del riciclo, la “diversity”, i profumi, l’abbraccio dell’imperfezione, del vestire con humour.

In sintesi, Jean Paul Gaultier è un adorabile pestifero anti-borghese, a tal punto da dichiarare in backstage «a essere onesti è stato dieci volte più bordello dei miei primi spettacoli! Sapevo di avere troppo e avrei dovuto editare. Ma non l’ho fatto – alla fine ho messo tutto dentro!»

Con queste parole, lo stilista porta al Théâtre du Châtelet l’ultima sfilata Haute Couture di Gaultier Paris, il  re dell’alta moda, con un  un fashion show di oltre 200 look, tra i quali alcuni dei più rappresentativi della sua carriera. 

Una passerella celebrativa  si è aperta con un funerale introdotto da Karlie Kloss, in giacca smoking e tradizionale corona funeraria con nastro  annesso “La Mode Pour La Vie”  ed una sequenza di Qui êtes-vous Polly Maggoo? del fotografo William Klein*.

 Poi sul palcoscenico un gruppo di modelle in lutto vestite in pezzi d’archivio “upcycled”, sulle note di “Back to Black” cantata da Boy George, un gesto liberatorio anti-moda e soprattutto anti-branding.  

Segue una lezione sulla fragilità dei confini tra ciò che è e ciò che non è, il trompe l’oeil*, che si materializza in una serie di giacche New Look appese piatte sul davanti di un bustier con gonne fatte di stelle filanti di calze di seta nera o guanti da bambina, una minigonna fatta di giacche biker, e crinoline e pizzi di denim su ballerini danzanti, sulle punte. Il famoso motivo a righe bianche e blu appare mutato in ventaglio di organza su Gigi Hadid, e poi foulard di Hermès tagliati e tessuti per fare una gonna vertiginosa; nel mezzo, una coppia bianca di sposi in completi immacolati. C’è anche Rossy de Palma, e la sua memorabile camminata, e Dita von Teese in un abito di cinture di satin a mo’ di corsetto. Beatrice Dalle spegne una sigaretta sulla passerella, Coco Rocha si lancia in una danza irlandese in kilt di velluto e piume, Amanda Lear discende le scale sulle braccia di due culturisti.

L’approccio irriverente e spesso anticonvenzionale alla moda di Gaultier, ha messo in discussione e spesso cambiato per sempre il panorama della moda, una personalità talmente forte che ad ogni evento riusciva a stravolgere le opinioni pubbliche e degli addetti ai lavori, ne è stato testimone questo show, un’esplosione d’archivio mai vista di temi, motivi, ossessioni, abilità sartoriali, di designer in grado di emozionare.

Ciliegina sulla torta l’esibizione in chiusura di Boy George (live) e dall’arrivo di Gaultier, in tuta di jeans, sorridente, circondato da modelli e modelle, si è scatenato con tutto il pubblico in una festa unica. 

Ad oggi siamo fortunati a prendere parte a questi eventi memorabili ( seppur attraverso i social) ci sono ere che donano tanti artisti, capaci di trasformare delle idee in vere e proprie opere d’arte, sicuramente questo ritiro dalle passerelle, non crediamo sia un addio definitivo, ma un nuovo inizio di una persona che del cambiamento ha fondato la sua vita.

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*William Klein  è un fotografo e regista statunitense che nel 1966 ha diretto il film  Qui êtes-vous, Polly Maggoo? Alla domanda sembra non poter rispondere lei, Polly Maggoo, icona di un momento o emblema di un’epoca.

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*Il trompe-l’œil (letteralmente “inganna l’occhio”) è un genere pittorico he, attraverso espedienti, induce nell’osservatore l’illusione di guardare oggetti reali e tridimensionali, in realtà dipinti su una superficie bidimensionale.